XXI Domenica «per annum»
(Gv 6, 60 - 69)
Così in queste cinque settimane abbiamo meditato con gioia questo lungo capitolo di Giovanni che ha aperto il nostro cuore, nel dibattito, nello scontro tra Gesù e i Giudei. Ricordo che Giudei nel Vangelo di Giovanni non è una Parola offensiva, o di qualsiasi altro indole, Giudeo, è colui che rifiuta Gesù, è un mondo, il mondo giudaico, il mondo che lo ha rifiutato, che lo ha escluso, addirittura chiedendone la morte in Croce a Pilato. Dunque prima erano i Giudei che mormoravano contro Gesù, come può costui darci la sua carne da mangiare? Adesso sono i discepoli di Gesù, molti dei suoi discepoli mormoravano come i giudei e dicevano: "è un discorso inaccettabile, chi può ascoltarlo?" e se ne vanno e così spariscono dalla scena non se ne parla più nel Vangelo di Giovanni. Coloro che hanno rifiutato Gesù sono finiti nel nulla. Gesù fa un altro tentativo, di recupero, dicendo: "aspettate, e se vedeste il Figlio dell'uomo tornare dov'era prima? " la gloria della Pasqua! dell'Ascensione, della Glorificazione di Gesù. Quando Gesù è risorto tutto è diventato chiaro, il Mistero dell'Eucaristia si è rivelato pienamente, quel corpo immolato, quel corpo e quel sangue versato, eccoli nel pane eucaristico, questo è il suo miracolo, essere presente tra noi sempre, soprattutto nei segni e del Pane e del Vino consacrati. Ma questi discepoli partono, se ne vanno, e per il momento non andavano più dietro a Gesù. Allora Gesù convoca i Dodici : "volete andarvene anche voi? Non fa un passo indietro, non dice aspettate no, no, volete andarvene? la libertà...Gesù va seguito nella libertà e abbiamo sentito la stupenda confessione di San Pietro, che parla a nome suo certo, ma parla al plurale, e il plurale dei suoi amici, degli altri Apostoli, ed è il plurale della Chiesa, perché questa è la fede della Chiesa, che da quel giorno, tutti i giorni i discepoli veri di Gesù proclamano: "da chi andiamo Signore? Tu hai parole di vita eterna", parole che non solo ci parlano della vita eterna, ne avevano parlato anche i Profeti, ce la danno, ce la comunicano perché per chi crede in Gesù ha la vita eterna, non deve aspettare dopo...dopo ne avrà la pienezza. Ma la vita c'è già. Siamo già figli di Dio con Gesù e in Gesù e noi abbiamo creduto e riconosciuto che Tu sei il Santo di Dio. Eccola la grande fede di Pietro, e della Chiesa, questo Maestro che non si tira indietro, che non viene a patteggiamenti, che annuncia, se l'accetti bene, se non te ne vai, peggio per te però, perché rinunciare a questo dono del Signore vuol dire finire, come quei discepoli, non se ne parla più nel Vangelo, sono finiti nell'anonimato, nel buio. Cari fratelli e sorelle che bello questo messaggio! Che poi San Paolo traduce, anche a livello del matrimonio cristiano, se c'è qualche espressione che a noi moderni può dare un po’ di fastidio la sottomissione delle donne all'uomo, va letta bene, per non far dire a San Paolo quello che San Paolo non voleva dire. Ma soprattutto San Paolo vuol dir questo che Cristo ci ha amato dando sé stesso per noi. Cristo ha amato la Chiesa, e la Chiesa siamo noi, tutti i discepoli di Gesù siamo Chiesa, lavandola con l'acqua, con il sangue. Questa Sposa di Cristo; Cristo si è unito alla nostra umanità, o meglio ha unito la nostra umanità alla sua, in modo nuziale, e ci ama di amore nuziale, dando sé stesso per noi. E come ciascuno di noi cura e nutre il suo corpo, così Cristo, cura e nutre la Chiesa, avete notato questi due verbi, la cura con la sua assistenza, con la sua presenza, e con la sua parola, e la nutre con l'Eucaristia. Cristo cura questo corpo suo che è la Chiesa, noi dobbiamo farci curare e farci avvolgere da suo amore, ma lui lo fa sempre per tutti, e questo è l'amore di Cristo per l'umanità, per la Chiesa, per cui ha dato la vita. Questo amore unico e totale di Cristo all'umanità dice Paolo, rivive nell'amore sponsale dei cristiani. Voi mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ama la Chiesa, notate! E quel come non è bel paragone, soltanto, Gesù ci ha dato un bell'esempio, no! è qualcosa di più. Quell'amore penetra l'amore coniugale, l'amore degli Sposi cristiani, lo trasforma, da amore umano ad amore cristiano, di Cristo, con la capacità della fedeltà, del volersi bene, dell'aiutarsi, il Papa direbbe della tenerezza. E per questo il Signore è vicino agli Sposi cristiani, per aiutarli a vivere, questo grande mistero che si riferisce a Cristo e alla Chiesa. È un progetto non facile, tutti lo sappiamo, e tutti ne siamo convinti. Il Convegno che oggi si tiene a Dublino è non soltanto un momento di incontro, e di festa, ma è un'occasione per gli Sposi cristiani di riapprofondire questo Mistero, di riprenderne tutta la forza, la vitalità, che Gesù ha voluto dare all'Istituto matrimoniale. Noi anche oggi ne faremo oggetto di preghiera, in questa Eucaristia, ma soprattutto ne vogliamo riportare dentro di noi la dolcezza e la bellezza: Cristo ci ama di amore nuziale, e ha preparato per noi il banchetto eterno, prefigurato e anticipato, da quello che stiamo celebrando. Allora gli chiediamo anche oggi l'aumento della fede, ripetiamogli ogni giorno: da chi andremo Signore? Tu hai parole di Vita eterna e noi abbiamo riconosciuto che tu sei il Figlio di Dio, il nostro Salvatore, Amen.