XVII Domenica «per annum»
(Gv 6, 1 - 15)
Domenica scorsa abbiamo lasciato Gesù con la folla, sceso dalla barca, vide una grande moltitudine e si commosse perché erano come pecore senza pastore. E comincioò ad insegnare molto a loro. Ecco la commozione di Gesù lo porta ad agire, e a dar loro prima la parola, il pane della verità, questa gente ha fame di verità, di bellezza, anche di Dio e poi Gesù pensa anche al corpo, la fame materiale. Il racconto che abbiamo proclamato, veramente bello, con tanti dettagli, ha la cornice e il quadro. La cornice ci aiuta a leggere bene il quadro, comincia con il dirci che era vicina la Pasqua dei Giudei. Dunque, la Pasqua vecchia, che non c'è più, perché adesso c'è la Pasqua di Gesù, la Pasqua degli Ebrei è il periodo in cui gli ebrei sono stati liberati, dalla schiavitù d'Egitto, e attraverso il deserto portati fino alla terra promessa. Nel deserto hanno avuto un pane straordinario, la manna. L'uomo mangiò il pane degli Angeli, diceva il Salmista, hanno...miracolosamente dal Signore in questo percorso. Il richiamo comincia adesso...tempo di Pasqua quindi molta erba nel prato, questa gente che segue Gesù, ...un totale di cinquemila uomini. Ma dove comprare il pane per tanta gente? Gesù provoca Filippo, Gesù sapeva benissimo quello che stava per fare, dice l'evangelista, è Lui che domina gli avvenimenti, però provoca Filippo che è di Betsaida... un villaggio a nord est del lago. Filippo risponde sorpreso, duecento denari di pane, la paga di duecento giorni, di lavoro, di guadagno, non servono a niente. Non bastano neanche per una mollica per uno. E allora interviene Simone e Andrea fratello di Simone, come quel ragazzino che previdentemente ha portato cinque panini, pani d'orzo, il pane dei poveri, e due pesci, anche questo? dunque siamo in una situazione di impossibilità, non abbiamo città; Gesù interviene con la sua potenza. Dove l'uomo riconosce la sua incapacità entra Gesù con la sua onnipotenza. Fateli sedere abbiamo sentito, a questo punto il quadro e la cornice è fatta. Adesso entriamo nel quadro. E il quadro diventa luminoso con il personaggio centrale. Spariscono tutti anche il ragazzino con i suoi panini, e i pesci, c'è solo Gesù, che prende quei pani, dice la preghiera di benedizione, e li distribuisce alla folla. Sono gli stessi gesti che Gesù compiva anche nella prima Cena. Prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò, e lo diede ai suoi discepoli. Per l'evangelista siamo già nel Cenacolo, con quei gesti che Gesù compie e sfama quegli uomini. Poi c'è il gesto di Gesù che vuole che si raccolgano anche gli avanzi, niente deve andar perduto. E raccolgono ben dodici ceste, dodici sappiamo che è il numero perfetto, allora l'Evangelista vuol dirci che quel Pane, ci sarà sempre nella Chiesa, e quel pane c'è anche oggi, con noi che siamo qui, e che ci sarà sempre, perché è il Pane che dona Gesù. E non verrà mai meno. La gente, potete immaginare, non solo è entusiasta, ma è presa da parossismo, vogliono rapire Gesù, per farlo Re. Gesù lo sa e fugge sul monte da solo. Cari fratelli e sorelle, il racconto che Giovanni ci ha fatto e che segue su cui mediteremo nelle prossime domeniche, ci porta solo ad una considerazione stamattina, se volete un po’ periferica, ma comunque credo fondamentale. Gesù fa un segno, Giovanni non usa mai la parola "miracolo", SEGNO. Il segno è qualcosa che tu devi leggere, se no non è più segno. Se vedi del fumo capisci che c'è il fuoco. E così di seguito. Questo è un segno che Gesù dà alla gente, perché capisca che cosa? Che c'è un pane misterioso, che non è soltanto quello che noi mangiamo tutti i giorni, la gente invece lo prende solo tecnico, ma che miracolo? Finalmente è arrivato il re, che ci da il pane gratis, meglio di così si muore, manca un passetto e arriviamo alla richiesta della ...romana: panem et circenses, circenses sono i giochi del circo, con le fiere, con spettacoli sanguinosi, gli schiavi cristiani buttati tra i denti delle belve, però suscitava le passioni dei romani: panem et circenses. Questo è il livello degli ebrei, ma credo che sia anche oggi, il livello di tanta gente, forse compresi anche noi che abbiamo ridotto la vita ad una sola dimensione: dacci il pane e ci basta, certo. Basta star bene che tutto va bene. Come se tutto si concludesse qui, la storia orizzontale, non siamo noi come la foglia, come la sigaretta, una volta fumata non c'è più, questo è molto triste, perché dimenticare che c'è una dimensione superiore dell'uomo, vuol dire di no al maestro, perché gli animali una volta saziati, si accontentano.... Perché noi non sappiamo leggere il segno, Giovanni lo legge bene, e con lui la comunità cristiana, ricorda la Parola di Gesù che dice: " Non di solo pane vive l'uomo" era già la Parola di Mosè, e Gesù fa sua, non di solo pane vive l'uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Ecco la dimensione spirituale dell'uomo. Che noi spesso dimentichiamo dicevo, e che il Signore ci ricorda invece come essenziale. Noi chiediamo il pane quotidiano nella preghiera di Gesù e non vuol dire solo il pane materiale, ma vuol dire questo pane, il pane del cielo, quel pane che Dio ci dà, ogni giorno. Come abbiamo sentito nella preghiera che abbiamo cantato: "Tu apri la tua mano e sazi la fame di ogni vivente" che bella immagine! La provvidenza di Dio che ci sazia aprendo la mano. Noi raccogliamo questo dono. E questo dono è per tutti. Ecco perché giustamente uno studioso dice che non dovremmo chiamare i miracoli di Gesù la moltiplicazione dei pani, ma la condivisione dei pani. Quel ragazzino che porta i cinque pani li offre a Gesù, perché li condividiamo tutti. Bella la lezione di questo ragazzino anonimo. Il Pane che Dio ci dà è per noi la gioia del nostro pane, ma che sia anche condiviso. Ed ecco perché Gesù condanna gli sprechi, credo che qui si possono fare riflessioni molto pesanti nella nostra vita, gli sprechi di cibo, potrebbero bastare a saziare nazioni intere...e allora non abbiamo capito questa lezione neanche noi cristiani. O la riduciamo a livello pagano, panem et circenses, o solo per consumarlo per la nostra vita. Messaggio duro dicevo, che però ci fa bene perché ci riporta a rivedere un pochino le nostre posizioni, circa la vita spirituale. Quale peso diamo noi all'incontro con il Signore, al desiderio di stare con Lui, nella preghiera, nell'ascolto della Parola di Dio. Tutto questo non è un lusso, di qualche cristiano, ma è il dono di Dio alla sua famiglia, a noi. Quando qualche anno fa andavo, con i giovani a Camaldoli, su dai monaci Camaldolesi, una delle domande più frequenti che venivano dai giovani era: "ma perché questi uomini stanno qui, quasi a perdere tempo, quando c'è tanto da fare nella società. Io rispondevo un po’ bruscamente, ma forse giustamente per far ragionare te, per farti capire, che non c'è solo la dimensione economica nell'uomo, ma c'è anche la dimensione spirituale. E i monaci te la ricordano con la loro vita, con la preghiera mattutina, con il lavoro manuale, poi la preghiera del mezzogiorno, e poi la preghiera del pomeriggio e della sera. Questa vita che si stacca dall'ordinarietà, non hanno famiglie, non hanno niente, vivono nella contemplazione e nel lavoro. Perché noi ci ricordiamo che non siamo solo destinati ad un livello economico, ma anche e soprattutto e primariamente a livello spirituale. E se noi cristiani sappiamo entusiasmarci, e riprendere attentamente e approfonditamente questa dimensione, potrebbe darsi che diamo uno svegliarino, anche a chi lo ha dimenticato.