XIV Domenica «per annum»
(Mc 6, 1 - 6)
A chi avesse qualche dubbio sulla storicità dei vangeli, che cioè i Vangeli non siano una favola, ma una storia, credo che il Vangelo che abbiamo proclamato sia sufficiente per tranquillizzarlo. Nessun autore avrebbe messo il principale personaggio così in cattiva luce come fa Marco. Gesù non è riuscito a convincere i suoi concittadini. È uscito sconfitto da Nazareth. Questo Vangelo inoltre ci interpella fortemente. I suoi non l'hanno accolto. È la crisi di Nazareth, che prelude alla crisi ultima, quella di Gerusalemme, quando il popolo chiese a Pilato che Gesù fosse crocifisso. Come vediamo Gesù si inserisce nella vita degli uomini e delle donne, entra nel villaggio suo dove Gesù visse trent'anni, va nella sinagoga, partecipa alla vita, entra nella nostra vita per trasformarla chiaramente, per superarla. E qui abbiamo sentito un ostacolo; Gesù va nella sinagoga come faceva sempre, da quando era bambino era accompagnato da Giuseppe, poi l'avevano sempre visto in sinagoga, almeno tutti i sabati, qualche volta anche nei giorni feriali. Nella sinagoga si svolgeva la liturgia che pressappoco facciamo anche noi, nella prima parte della Messa, cioè la liturgia della Parola. Si leggeva un pezzo della legge, poi i Salmi come facciamo noi, cantati o recitati, il Profeta e poi la meditazione, l'omelia, il dibattito qualche volta anche animato, finché il capo della sinagoga non metteva ordine. Ecco la liturgia di quel giorno è imperniata su Gesù, che insegna con autorità. La prima reazione dei suoi concittadini presenti è quello dello stupore, " e si stupirono" furono colpiti da questo insegnamento nuovo che Gesù porge con unicità, nessuno parlava come Gesù. Poi però comincia il sospetto, ma come mai? Fino a due mesi fa faceva il falegname, donde gli viene questa sapienza, e queste forze escono dalle sue mani! Compie miracoli Gesù. Non è forse il falegname? Figlio di Maria, fratelli e sorelle, cugini e cugine non sono forse tra noi? Quindi tutto normale in fondo, e questo li scandalizzava per cui inciampano, questo è lo scandalo. Lo scandalo è un sasso che si mette davanti a noi, uno non se ne accorge e ruzzola per terra. Scandalo è ciò che ti fa cadere e cadono nell'incredulità, non può essere il mandato da Dio, perché è troppo semplice, è come noi, ecco il mistero. Non accolgono Gesù perché è troppo semplice, perché è alla loro portata, Dio si sarebbe fatto così piccolo, da essere un abitante di Nazareth! E Gesù che si meraviglia della loro incredulità, possibile che non abbiano capito! E non può fare miracoli perché se non c'è la Fede non si può fare miracolo. Il miracolo è un dono a chi si fida di Lui, si apre. E contro un velo c'è un Profeta accetto nella sua Patria....Però Gesù non si scoraggia, non lascia perdere, dice il Vangelo lo abbiamo sentito, questa conclusione che Gesù prosegue il suo cammino, insegnava nei loro villaggi. Ma questo episodio di Nazareth, prelude come dicevo alla fine più eclatante, più terribile, quello della folla a Gerusalemme quando chiede a Pilato che Gesù sia crocifisso. Questo è il mistero, il mistero di Dio che si è fatto piccolo e che non dà segni eclatanti come quelli che vorremmo noi. Quindi è un problema che ci tocca, perché la sinagoga di Nazareth, non è solo il locale dove Gesù andava a pregare, ma è il cuore di ogni persona che di fronte a Gesù deve fare questa scelta. O accoglierlo come Lui è, e non come vorremmo noi, anche quando diciamo sia fatta la tua volontà, il più delle volte noi lo diciamo sì, ma sia fatta la mia! Se combina con la mia non viceversa. E questo è il dramma, di una fede che è difficile, perchè ci fa andare incontro a questo mistero di infinita grandezza di Dio, che si fa piccolezza, che muore sulla Croce, e questo è lo scandalo degli scandali. Proprio sulla Croce doveva morire il Figlio di Dio? Eppure, questo è il momento più forte più bello della sua vita, perché dalla Croce viene la Resurrezione. La debolezza di Dio diventa onnipotenza di Cristo. Da quel momento il Signore è il Risorto, il Signore dell'universo e della storia. Ecco lo stile di Dio, che si fa carne si impoverisce, San Paolo dice si svuota della sua dignità, per essere un uomo normale, ecco a Nazareth, non è il falegname? Muore sulla Croce, ma Dio lo fa il Signore dell'universo e ogni ginocchio si piega davanti a Lui, nei cieli, sulla terra e sotto terra. È il trionfo di Gesù che passa attraverso la sua povertà, il suo disfacimento. E questo è lo stile di Dio. che ci sconcerta. Nella seconda lettura che è stata proclamata abbiamo sentito un brano brevissimo della seconda Lettera di San Paolo ai Corinzi. A Corinto alcuni giudaizzanti mettevano in dubbio che Paolo fosse un Apostolo, perché non lo aveva chiamato Gesù. Paolo deve difendersi da questa accusa, e allora oltre che ricordare la chiamata sulla via di Damasco, ricorda anche alcune visioni e rivelazioni che il Signore gli ha concesso. "Sono stato rapito fino al terzo cielo...e ho visto cose che non posso riferire, perché mi manca il vocabolario. Non posso dire perché non c'è niente che corrisponda alla nostra realtà. Però perché io non montassi in superbia è venuta nella mia carne una spina, un pungiglione, e mi fa soffrire, io ho chiesto al Signore: Signore liberami! E il Signore mi ha risposto: Ti basta la mia grazia! Perché la mia potenza, si rivela nella debolezza umana". È il mistero di Dio che fa scandalo ai sapienti, ai greci agli ebrei e anche a noi. Il Signore sceglie l'umiltà, l'ultimo gradino per rivelare la sua onnipotenza. Figlio morto in croce è il segno dell'Amore di Dio all'umanità. È il segno della onnipotenza di Cristo allora conclude San Paolo: "io sono forte quando sono debole, quando cioè sopporto infermità il mio limite, le debolezze umane, perché la forza di Dio, si manifesta e si potenzia nella debolezza umana". E come è vero questo! Se pensiamo che la potenza di Dio e la sua misericordia oggi si manifestano nella Chiesa e siamo anche noi. Cristo in noi facciamo il suo corpo. Allora la nostra comunità cristiana, le nostre comunità cristiane dovrebbero essere questo segno, si manifesta la potenza di Dio nella piccolezza, oggi più che mai nelle chiese del Medio Oriente, ieri abbiamo partecipato anche noi in televisione alla preghiera del Papa con i Patriarchi delle chiese orientali. Questo mondo che sta cadendo sotto i colpi delle bombe e degli intrighi politici eppure lì c'è una bella comunità cristiana, ci sono belle comunità cristiane, in calo perché purtroppo molti scappano per la guerra, per la persecuzione. Lì si manifesta la grandezza di Dio, ma è difficile leggerla, ecco la fede che ci aiuta a vedere la presenza di Dio anche nelle cose piccole, nelle disavventure che ci capitano, il Signore non vuole il male, ma permette perché vuole lì esercitare la sua bontà, la sua onnipotenza. Che mistero! Ed è il Mistero della fede. Nella piccolezza si rivela la potenza infinita di Dio. Noi siamo qui in chiesa, ascoltiamo la parola del profeta, ci credono o non ci credono ...tanto sappiano che c'è il Profeta, ecco Gesù! Che parla e si rivela. Poi a ciascuno sta a cercarlo...e poi noi celebriamo l'Eucaristia. L'Eucaristia non è un po’ di Pane e un po’ di Vino? Meno di così? Ma non sono una cosa, pane e vino, dopo la consacrazione abbiamo il sangue e il corpo del Signore. Cosa c'è di piccolo dell'ostia di più fragile? Vedi un po’ di vino, eppure lì c'è tutto! Perché c'è Lui! E quindi c'è quella forza che sostiene la nostra debolezza. Allora mi vanterò delle mie debolezze, perché si realizzi in me la potenza di Cristo.